Vittime e carnefici

Ultimamente si sta intensificando un atteggiamento che era già fortemente spiccato nelle persone: quello di dover apparire a tutti i costi come vittime.
Cercare il colpevole di una determinata situazione all'esterno, per tentare di raccogliere la commiserazione altrui, sta diventando in alcuni casi quasi grottesco.
Vi sarete accorti, per esempio, che molti politici al potere vanno nelle trasmissioni televisive per protestare "contro i politici che vogliono mantenere tutti i privilegi" oppure del fatto che "i vecchi partiti non sono più attuali, ne servono di nuovi". Concetti giusti, peccato che vengano da esponenti del Parlamento, che fanno parte dei Partiti istituzionali (quindi "vecchi") e che non hanno fatto nulla per rinunciare ai propri privilegi!
Ma parlano come se non fossero loro a decidere, come se fossero vittime di una volontà esterna, contro la quale si ribellano. Davvero pazzesco. Ma ancora più sorprendente è il fatto che nessun conduttore, neppure tra quelli che si mostrano più indipendenti, abbia il coraggio di far notare a questi personaggi l'assurdità delle loro affermazioni. Ascoltano accondiscendenti, fino a far diventare "normale" ciò che normale non è.


Ed ecco che il piangersi addosso, il reclamare il ruolo di "vittima sacrificale", la rivendicazione di pseudo diritti negati, viene portato avanti sempre più spesso dai carnefici, piuttosto che dalle vittime vere. Perché chi veramente subisce le ingiustizie il più delle volte non ha neppure la possibilità di protestare. La vera vittima viene ignorata, a volte persino ridicolizzata.
Il lupo ha imparato l'arte della mimetizzazione e del travestimento, perché ha capito che spacciandosi da pecora corre molti meno rischi. E può agire indisturbato.
Il politico che sbraita in televisione contro la politica, le ingiustizie, il malaffare, gli sprechi, la scarsa democrazia è il peggiore di tutti, perché non ha neppure il coraggio di mostrarsi per quello che è.
Ma sa di raccogliere consenso. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui, nei sondaggi, c'è ancora un 60% di persone che dichiara che voterebbe per uno di quei manigoldi di sinistra, destra, centro. Loro sanno che questa pantomima funziona ancora nei confronti della maggioranza delle persone. Ed è questa parte della popolazione che ancora permette a questi individui di fingere di farsi la guerra, sostenendosi invece a vicenda dietro alle quinte. E' un campionato truccato, in cui la vittoria viene stabilita a tavolino, in modo da premiare un po' tutti. L'importante è abbindolare ancora un numero sufficiente di tifosi, i quali davvero credono che in campo si stia giocando una partita vera.

La soluzione non verrà quindi da una delle tante fazioni o dai "protestatori di professione" (anche loro fanno parte del gioco, servono per dare l'illusione che c'è qualcuno che protesta per voi). Le rivoluzioni si possono fare solo nel quotidiano, partendo dalle piccole cose, dai piccoli gesti, dai piccoli "no" detti da chi cerca di comprarti per un tozzo di pane. La protesta inizia nel momento in cui ciascuno di noi rinuncia ad un piccolo privilegio personale o ad una piccolo compromesso. Comincia negli uffici, nelle associazioni di categoria, nei gruppi di amici, nelle aziende, a scuola. Comincia oggi, da te.
Perché dobbiamo invertire le percentuali, ed essere noi la maggioranza. Ma possiamo farlo solo rendendo più consapevoli le persone attorno a noi, parlando di queste cose e facendogli notare in che modo ci hanno ipnotizzati. Ecco perché serve il tuo aiuto. Comincia adesso, e aiuta almeno un'altra persona ad aprire gli occhi. Se tutti lo facessimo raddoppierebbero coloro che da domani non cadranno nel tranello del lupo che parla come se fosse vittima, invece che carnefice.
Facciamolo tutti, facciamolo ora. La vera rivoluzione parte da qui.

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it