Coerenza o buon senso?

Capita molto spesso nella vita professionale di dover fare una difficile scelta: restare "coerenti" con quelli che sono i propri valori o le proprie idee, oppure perseguire azioni dettate dal cosiddetto "buon senso".
Un esempio classico, che spesso devo gestire all'interno di aziende a conduzione famigliare, è il seguente: figlio del titolare, il quale vorrebbe svolgere un'attività diversa da quella svolta dal padre, ma più affine ai propri talenti. Magari il padre è leader nella produzione di bulloni e lui vorrebbe fare l'artista.

Il "buon senso" vorrebbe che il figlio proseguisse l'attività paterna, magari sana e redditizia, piuttosto che intraprendere qualcosa di incerto. Rimanendo invece "coerente" con se stesso dovrebbe rinunciare all'opportunità che il padre gli dà, rischiando l'incerta professione artistica.
La fregatura sta nel fatto che qualsiasi decisione prenderà il figlio alla fine deluderà qualcuno. Nel primo caso deluderà se stesso e nell'arco degli anni potrebbe essere vittima di rimpianti, nel secondo probabilmente deluderà le aspettative paterne rischiando di avere in futuro molti rimorsi.


L'unica chiave sarebbe quella di affrontare la situazione cambiando paradigma, ovvero uscendo da un approccio legato alle "giuste azioni da fare", concentrandosi invece sul "vero motivo per cui si vogliono fare quelle azioni".

Al padre andrebbe domandato: "Perché vuole che suo figlio prenda in mano l'azienda?"
E lui probabilmente risponderebbe "Perché voglio che abbia un futuro sicuro, perché ho fatto tutto questo per lui!"
Quindi emergerebbe una presunta volontà del padre di volere "il meglio per il figlio" senza aver mai chiesto al figlio cosa lui vuole davvero per se stesso!
Al figlio invece bisognerebbe domandare: "Cosa ti spinge a voler fare qualcosa di tuo e non assieme a tuo padre"
E lui potrebbe rispondere: "Perché io non voglio fare la sua vita, per me lui è un fallito!" dichiarando quindi di avere una diversa concezione di successo o felicità.

Come è facile comprendere il vero problema è altrove, ed il passaggio generazionale in azienda non è altro che il "campo di battaglia" per questioni che nulla hanno a che fare con l'azienda stessa.
Il vero obiettivo sia del padre che del figlio dovrebbe essere quello di comprendere ciò che davvero porta serenità e soddisfazione ad entrambi, a prescindere dalle azioni che decideranno di fare.


3 commenti:

  1. ottimo post, complimenti; ci aggiungerei una riflessione istintiva che il tuo scritto mi ha stimolato; nonostante sia sempre stato contrario a interpretare il voto al M5s come "voto di protesta" è indiscutibile il fatto che l'alimento principale dell'elettore è stata la consapevolezza di voler cambiare per davvero tutto, abbattendo la vecchia baracca arrugginita di un sistema decotto pronto allo sfacelo. Questo obiettivo è stato raggiunto, perchè la spallata ha funzionato. Ora ci troviamo in una nuova fase, ovverossia: "quali sono i Valori che noi di M5s intendiamo perseguire come spina dorsale della nostra essenza?" e andrebbero declinati in campo politico, economico, ecologico, ambientale, imprenditoriale, istituzionale, ecc.,ecc. Ritornando alla tua deliziosa metafora, per risolvere il dilemma di quel padre e quel figlio si potrebbe perseguire una terza strada: quando il figlio ha 18 anni, il padre lo chiama e comincia a parlare con lui francamente, al fine di comprendere quali siano i Valori che gli ha trasmesso, quali sono i Valori di suo figlio (e magari con sorpresa impara pure qualcosa perchè ne scopre di nuovi )e capire, insieme, se per il raggiungimento di quei valori sia meglio stare in azienda oppure fare l'artista. Purtroppo -e lo dico con dolorosa delusione- da quando il M5s è entrato in parlamento non sono riuscito a sentire una frase nè "coerente" nè di "buon senso", intendendo con questo che non sento la proposizione di Valori nei quali tutti si possano identificare. "Tutti a casa" è stato uno splendido avvincente e vincente slogan. Dentro al parlamento, se si vuole davvero mandarli tutti a casa, bisogna attuare tattiche, strategie, modalità esecutive, applicando cultura, competenza tecnica specifica, sapendo con esattezza ciò che si intende ottenere e come, proprio perchè i propri Valori diventano il faro che illumina il percorso della propria Ambizione, e consentono quindi alla Volontà di potersi trasformare in energia dinamica. Regalando i frutti che ci si aspetta da un vincente. Dove sono quei Valori, e soprattutto: quali sono? Se non vengono fuori, si rimane intrappolati e in stallo proprio in quella forcella che tu indicavi: o in azienda o via a fare l'artista. Ma qualcuno rimarrà deluso, cancellando quindi il principio di "all inclusive" che è la base portante del movimento.

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    1. Ti ringrazio Sergio per il tuo prezioso commento. Credo tu abbia colto l'essenza del mio messaggio e la necessità di lavorare su quegli aspetti che, in gergo aziendale, vengono definiti "intangibili": vision, mission e valori.
      Chi ne è privo paga a caro prezzo questa mancanza e spesso fatica a stare a galla in mezzo alla tempesta.
      Auguriamoci che questo messaggio venga velocemente recepito da chi può trasformarlo in azioni pratiche.

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    2. anche io me lo auguro...Buona Pasqua...:) augurando una resurrezione celere anche per l'Italia

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it