Passaggio generazionale

Questo è uno dei momenti più difficili per un'azienda, soprattutto quando parliamo di PMI: il passaggio generazionale (da padre a figlio o in generale dalle mani di chi ha creato l'impresa a chi la dovrà portare avanti) di solito mette in luce tutti i limiti e le debolezze dell'azienda stessa.

Generalizzando potremmo dire che i casi possono essere due:
1- Titolare abile, ma fortemente accentratore, che negli anni ha creato sotto di sé una sorta di vuoto, sia in termini di responsabilità che in termini di conoscenza. La seconda generazione tende ad essere in questo caso piuttosto insicura e vacillante, confermando al titolare che l'unica possibilità per tenere in vita l'azienda è rimanerci dentro finché le forze e la salute lo assisteranno.

2- Titolare in difficoltà ma che non vuole lasciare le redini dell'azienda alla nuova generazione, sebbene ne abbiano le competenze e capacità. In questo caso si crea solo una lotta tra due forze che si equivalgono e che porta comunque a gravi danni sia economici che produttivi (provate a legare due cavalli con una corda e a farli andare in direzioni opposte e vedrete l'immobilismo completo).

Entrambe queste situazioni sono le mie preferite, perché sono quelle che solitamente mi danno più soddisfazioni nell'affrontarle e risolverle.
I tempi purtroppo non sono brevissimi, ma già nel primo anno sia chi deve delegare che chi deve ricevere la delega cominciano a vedere significativi miglioramenti su se stessi e sugli altri: i responsabili intermedi non vengono più "scavalcati", diminuiscono gli "ordini incrociati", si esce dalle riunioni con un'unica decisione, il clima si rasserena. Come per magia il caos diventa meno imperante, le persone finalmente sanno quello che devono fare e i costi di non qualità (ovvero gli errori e gli sprechi) diminuiscono drasticamente.

Ma quello che realmente mi dà maggiori soddisfazioni è vedere, nel caso di aziende a conduzione famigliare, una rinnovata serenità anche in ambito personale.
Mi rendo conto sempre più spesso che tanti disastri potrebbero essere evitati se chi sta affrontando un passaggio generazionale venisse informato sulle modalità corrette e funzionali per gestire questo delicato momento, anche in termini giuridici e fiscali.
Interminabili lotte e discussioni si potrebbero ridurre o addirittura eliminare, concentrandosi così totalmente sul reale sviluppo dell'azienda più che sulla sua "spartizione".
Ma non sempre le cose "semplici" vengono apprezzate e valorizzate. A volte l'istinto umano sembra essere auto-distruttivo, rifiutando tutto ciò che lo potrebbe aiutare a vivere meglio.

3 commenti:

  1. Fabrizio, ho vissuto personalmente una situazione del tipo 1. Chiamato per sviluppare 3 famigliari dell'imprenditore che voleva lasciare, il primo giorno di colloqui mi sono sentito apostrofare in questo modo " dottore a noi é sufficiente che lei ci faccia un riassunto come nei Biggini".
    Sai come é finita? Sono stato regolarmente pagato, come concordato, senza fare neanche un secondo giorno di consulenza; ancora oggi mi chiedo che fine può aver fatto quell'azienda di circa 250 persone, gestita da tre nuovi imprenditori di quel tipo.

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  2. Pier Paolo, credo abbiano aperto un'azienda di "Biggini", la loro passione ;)

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it