Il nuovo Fantozzi: l'imprenditore.


Sono sempre stato affascinato dalla geniale invenzione del personaggio di "Fantozzi", il quale trasferiva con cruda ironia il collaboratore medio degli anni '70: sottomesso e succube ma con rare quanto furiose reazioni (emblematica quella dopo l'ennesima visione della corazzata Potemkin).
Cito questo personaggio perché a ben vedere oggi non rappresenta più il "dipendente medio", ma assomiglia molto di più a colui che, nella saga fantozziana, rappresentava il suo carnefice: l'imprenditore (o mega direttore...).
Questo capovolgimento di ruoli, o meglio di "atteggiamenti" lo si nota meglio "vivendo" una giornata tipo assieme al titolare di PMI, ormai bersagliato da tutti: da clienti, fornitori, banche... e spesso dagli stessi collaboratori!
Ed esattamente come il buon vecchio Fantozzi anche lui, nei momenti di maggiore frustrazione, reagisce con veemenza nella speranza di difendersi da ciò vive come veri e propri attacchi personali.
Potrà sembrare un paradosso, ma una delle prime azioni che mi ritrovo a fare nelle aziende è quella di convincere gli imprenditori che i suoi collaboratori non si sono coalizzati contro di lui per farlo star male, e che dovrebbe avere meno timori nel parlar chiaro con loro, soprattutto rispetto a ciò che non apprezza nei loro comportamenti.
Quello che spesso si crea infatti è uno "stallo" in cui non si parla più con le persone ma si comincia ad "interpretare" o ad "ipotizzare" il motivo per cui quel dipendente ha fatto una determinata azione non corretta:
Titolare: "Secondo me ha sbagliato questa fattura perché non gli ho dato quel permesso il mese scorso...".
Io: Ma gliel'hai chiesto se è per questo?
Titolare: "No, ma sono sicuro che è così"
Io: Chiediamolo a lui.
Titolare: "No, per carità, poi chissà come reagisce"...

Il collaboratore il più delle volte non si comporta in un certo modo per i motivi che suppone l'imprenditore, ma questo non si scoprirà mai perché mancherà il coraggio di affrontare direttamente la questione, andando avanti con i "Secondo me" o, peggio, con i "Mi hanno riferito che...".
Fantozzi, in effetti, non affrontava mai di petto le questione, ma cercava di aggirare il problema, sperando di risolverlo con disastrosi stratagemmi.
Salvo poi, come detto, esplodere in improvvise quanto dannose ribellioni.
Certo, il titolare non "pagherà" mai i suoi scatti di ira venendo crocefisso in sala mensa, ma comincerà ad essere visto come "il matto" o "l'irascibile" che se la piglia spesso con chi non c'entra nulla o per questioni futili.
A pensarci bene anche lui subirà, proprio come Fantozzi, una pubblica crocifissione...


2 commenti:

  1. Ciao, guarda, ho passato un periodo all'interno di un'azienda che si occupa di comunicazione integrata. Devo dire che paradossalmente la comunicazione invece tra gli elementi interni era alquanto scarsa. Inoltre ho notato che i dipendenti apparivano come degli "strumenti" al servizio del titolare, non avendo quasi un minimo di autonomia in ciò che facevano, non parliamo poi di un po' di considerazione. Le mansioni dei dipendenti, presumibilmente creative, si riducevano quasi a semplici tasselli di una catena di montaggio. Ho avuto il sospetto che ci sia gente più serena in fabbrica. Cioè, uno fa un percorso di studi legati ad ambiti creativi e si riduce a lavorare in modo seriale e controllato, immagina la frustrazione. E a quel punto le cose che i dipendenti augurano ai titolari non sono molto belle. Spero solo che non sia così dappertutto.
    Scusa per lo sfogo!

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  2. Enrico, ti capisco bene. In effetti 'vittime e carnefici' continuano ad essere presenti da entrambe le 'parti'. E finche' esisteranno queste contrapposizioni sara' difficile creare ambienti sereni e produttivi in azienda. Grazie per la testimonianza!

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it