Il titolo potrebbe richiamare a ideologie sinistroidi e rivoluzionarie. In realtà è la frase che più spesso si sente dire da imprenditori, managers, collaboratori alle prese con un fenomeno diffuso e preoccupante. Ovvero tutte quelle attività che prima erano "semplici" o "automatiche" ora diventano fonte di stress, di scontri, di estenuanti bracci di ferro.
Concludi un affare con un cliente, gli fornisci il prodotto, dovrebbe arrivare il pagamento alla data pattuita. Invece ti ritorvi a dover lottare con ritardi, richieste di sconti ulteriori, contestazioni.
Ti accordi con la rete vendita affinché faccia determinate azioni. Dai loro ciò che ti hanno richiesto per poter lavorare in maniera produttiva. Ti aspetteresti efficienza e risultati. Invece devi lottare anche per farti mandare un banale report statistico.
Stabilisci un certo iter lavorativo con un collega, vengono fatte riunioni e pianificazioni settimanali per consegnare puntualmente un lavoro. Ti aspetteresti una certe responsabilità da parte di tutti nel rispettare i tempi concordati. Invece devi lottare affinché gli altri facciano semplicemente il loro dovere e rispettino gli accordi presi.
Questo lottare su tutto, con clienti, fornitori, tra colleghi, con i soci e collaboratori sta assumendo dimensioni ciclopiche. Forse è la conseguenza più grave, sotto l'aspetto socio-culturale, di questa crisi. Perché sta diventando una modalità talmente diffusa da apparire ovvia. O, peggio ancora, normale.
Se abitui le persone a lottare anche per le più piccole cose attivi un meccanismo pericoloso e difficile da arginare. Crei micro violenza. Crei rabbia. Crei ribellione.
La frustrazione derivante dal non poter lavorare tranquillamente o dal doversi difendere dalla disonestà dilagante porta a non avere più energie disponibili per affrontare le normali difficoltà che il lavoro o la vita ci pone di fronte. Ecco l'inizio della fine.
Perché è qui che davvero l'azienda comincia a soffrire, che il collaboratore decide di tirare i remi in barca, che l'essere umano si arrende ad un ingranaggio più grande di lui e che sente di non poter controllare.
La soluzione, come sempre c'è. E consiste nel creare micro-mondi composti da persone che condividono realmente determinati valori. E' un nuovo concetto di comunità, ormai perduto in termini sociologici, che però diventerà indispensabile per poter resistere.
Una comunità atipica e trasversale, lontana dalla condivisione di ideali politici o religiosi e non necessariamente unita da fattori culturali.
Le nuove comunità, che potremmo identificare con qualche network nascente, saranno i veri poli di attrazione per chi vorrà reagire proattivamente a questa progressiva degenerazione. Consapevoli che solo uniti e alleati si vince. Da soli si rimane preda dei lupi e degli sciacalli.
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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it