La Leadership (parte I)

Cos’è la Leadership? E’ sufficiente leggere la miriade di testi dedicati all’argomento per capire che in realtà non esiste un unico modello di Leadership valido per tutti o per ogni circostanza. Sembra essere più che altro una caratteristica che varia, che si trasforma e che a volte contraddice se stessa. I grandi Guru internazionali ci forniscono modelli di Leadership spesso basati su studi che riguardano grandi aziende e multinazionali, dimenticandosi di spiegare cosa invece dovrebbero fare i piccoli o medi imprenditori che, almeno qui in Italia, tengono davvero in piedi l’economia. Cercheremo quindi di coniugare i concetti esposti da chi ha analizzato i grandi Leader, con le esigenze pratiche di un imprenditore a capo di una PMI.

Punto 1. Perché è utile avere Leadership in una PMI?
In realtà spesso si confonde il proprio status (di dirigente,amministratore delegato, proprietario) con il grado di leadership che si ha in azienda, interpretando l’ubbidienza dei collaboratori per reale volontà di fare le cose richieste. In periodi di crisi questa differenza si nota in maniera molto più marcata, poiché l’efficienza di chi fa le cose per dovere è di solito scarsa e la qualità è generalmente più scadente rispetto a chi le fa perché “crede” ed è coinvolto nel proprio lavoro. Se obbligo mio figlio a giocare a tennis non otterrà gli stessi risultati che potrebbe ottenere se fosse lui autonomamente appassionato di quello sport, a meno che non sia un talento naturale. Purtroppo i talenti sono pochi, i figli frustrati perché costretti a fare ciò che appassiona i genitori, invece, molti di più.
Qua ovviamente nasce spontanea la domanda: dovrei quindi far fare ai miei collaboratori solo quello che piace a loro? Ovviamente no. Diciamo però che c’è modo e modo per rendere più “appassionante” il lavoro di chiunque. E qui veniamo alla risposta conclusiva alla domanda iniziale. Perché serve avere Leadership in una PMI? Semplice. Perché raramente si hanno a disposizione talenti naturalmente appassionati del proprio lavoro e quindi un po’ di questa passione deve trasferirla il Leader, capace di trasformare anche le attività meno creative e più stressanti in qualcosa di divertente o accattivante.
Mio nonno, un esempio di leader.
Da piccolo io e i miei cuginetti venivamo reclutati da nostro nonno per vendemmiare. Non eravamo molto felici di questo. Eppure mio nonno sapeva trasformare questa nostra iniziale poca volontà in divertimento. Come? Trasformando la vendemmia in un gioco. Affidava a ciascuno un filare di vigna e faceva partire la gara di chi avrebbe finito prima, mettendo premi e penalità se venivano infrante alcune piccole regole di “controllo qualità” (ad esempio se qualcuno lasciava grappoli sul proprio filare). Alla fine eravamo esausti ma felici, ed il nonno aveva parole di elogio per tutti noi, a prescindere da chi avesse vinto la gara ed il premio. Appena mio nonno non ci fu più e uno zio ci costrinse a vendemmiare senza più coinvolgerci come il nonno quell’esperienza si trasformò in un incubo, con lui che ci sgridava se andavamo lenti o se sbagliavamo qualcosa. Appena possibile ciascuno di noi smise di dargli una mano.
Questa piccola esperienza personale mi ha insegnato molto più sulla leadership di tanti libri e quando vado nelle aziende osservo subito questi fattori:
Il leader riesce a trasformare il lavoro dei suoi uomini in un qualcosa che sia anche divertente?
Ci sono piccoli premi per i migliori?
C’è qualcuno che verifica la qualità del lavoro?
Ci sono elogi quando ciascuno fa bene il proprio compito?
Oppure ci sono solo le lamentele o i rimproveri a rimarcare la poca attenzione ed efficacia in ciò che viene fatto?
(segue...)


- tratto dall'articolo "Il bastone del comando" pubblicato sul n.1 di "Migliorare"

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it