Vivi per lavorare?

Fino a 6 anni fa la mia vita si era trasformata in puro lavoro. 
Nel 2010 lavoravo praticamente 7 giorni su 7. Dal lunedì al sabato ero in aula a fare formazione o in azienda dai clienti a fare consulenza. La domenica invece era dedicata a scrivere relazioni ai miei capi (che non leggevano quasi mai) o a compilare fogli di excel di inutile e burocratica reportistica. Mi concedevo circa tre settimane di riposo in un anno: una settimana per le feste di Natale e due in estate. Considerando che per "staccare" veramente avevo sempre bisogno di almeno due giorni, e che due giorni prima di riprendere già cominciavo a pensare a quello che avrei dovuto fare al lavoro... beh, capite bene che vita di merda conducevo.
Sia chiaro, non rinnego nulla di quello che ho fatto e penso che in alcuni anni della propria vita sia anche giusto investire sul proprio futuro. A patto che poi quel periodo finisca e ci sia un momento in cui poter godere dei sacrifici fatti.
Io già da adolescente avevo deciso che a 40 anni avrei raggiunto la mia tranquillità economica. Il che non vuol dire essere ricco, ma poter mantenere il proprio stile di vita senza grossi affanni e preoccupazioni. 
E, soprattutto, bilanciare in maniera diversa il tempo dedicato a se stessi rispetto a quello dedicato al lavoro.     

Oggi lavoro in media 3 giorni a settimana, 3 settimane al mese, 9 mesi all'anno.
Questa è la mia soglia massima di tempo dedicato alle attività operative (ovvero la consulenza presso le aziende e la formazione in aula).
Senza aver ridotto fatturato ed utili (che, anzi, sono in crescita).

Il resto del tempo è dedicato a:
- me stesso e la mia famiglia (viaggi, hobby, riposo puro)
- creazione e innovazione
- studio (lettura, partecipazione ad eventi)
- progetti strategici sul medio-lungo periodo (ovvero attività che non danno risultati immediati)

Per chi lavora 10-12 ore al giorno, 4 settimane piene e fa 15 giorni di vacanze in un anno potrebbe sembrare un risultato stratosferico (6 anni fa anche io ci avrei messo la firma).
Ed invece mi sento solo a metà percorso.
Perché entro il 2018, senza ridurre le mie entrate, conto di arrivare a lavorare solo due giorni a settimana, due settimane al mese, e non più di 7 mesi all'anno.

Certo, è un progetto di vita che può permettersi solo chi non lavora come dipendente, ma la cosa incredibile è che neppure gli imprenditori o i liberi professionisti valutano l'idea di ridurre le ore di lavoro, anzi tendono ad aumentarle per compensare le inefficienze e gli scarsi risultati. 
Quindi, di fatto, stanno peggio di un loro dipendente che si fa le 8 ore e poi va a casa.

Io non penso di essere nato per lavorare. Penso invece che la professione debba rappresentare uno strumento di evoluzione e realizzazione personale. 
Se il lavoro fagocita la vita personale, allora c'è qualcosa di tremendamente sbagliato, e va modificato al più presto. 
Anche perché un tempo il sacrificio e il duro lavoro garantivano (almeno) il successo imprenditoriale. 
Oggi, invece, quel tipo di approccio porta a due risultati:
- il fallimento dell'impresa
- lo spreco della propria esistenza.

Quello del lavorare sulla propria efficienza e, di conseguenza, su quella aziendale, dovrebbe rappresentare una priorità assoluta per chi vuole uscire dalla "trappola infernale", in cui l'iper lavoro genera stress, che genera errori, che generano sprechi, che generano scarsa competitività sul mercato, che genera dover lottare sul prezzo, che genera frustrazione e ulteriore stress. 
Un circolo vizioso che non puoi fermare aumentando progressivamente le ore passate in azienda. 
Anzi, la cura è esattamente opposta: devi fermarti!

Inizia con mezza giornata al mese. Tutta per te. Fuori dall'azienda, senza pensare ai clienti, col telefono staccato. Prendersi la prima mezza giornata al mese di libertà equivale ad una bella boccata d'aria per chi sente di essere ormai senza ossigeno. 
Se riuscirai a fare questo primo passo, dopo qualche mese ti accorgerai che puoi prenderti due mezze giornate al mese. E poi tre, e poi quattro. 
Scoprirai così, in maniera progressiva, come tutto va avanti anche senza di te. A volte persino meglio ;) 
Perché quando torni sei più rilassato, gestisci le cose in minor tempo, prendi decisioni più lucide. 
Ed attivi così il circolo virtuoso che poi porta a condurre in maniera ottimale l'azienda e le persone che ci lavorano all'interno.

Alla prossima edizione della nostra Accademia Aziendale Sovversiva avremo la testimonianza di 5 imprenditori che hanno già iniziato questo percorso, e che ci hanno parlato dei risultati che hanno ottenuto. 
Risultati in termini di benessere personale, ma anche di utili a fine anno. 

Ora la scelta è tua. 
Puoi passare il resto della tua vita dentro la ruota del criceto, o decidere di uscirne gradualmente. 
Per scoprire che si può essere imprenditori anche senza dover immolare tutta la vita all'azienda. 

Nessun commento:

Posta un commento

Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it