Siamo tutti dopati come Alex Schwazer. E in più moralisti.

Non sono uno sportivo e trovo che il peso dato allo sport (visto e non praticato) sia sproporzionato rispetto ad altre attività più costruttive. Per questo il caso Schwazer per me è solo emblematico di qualcosa di più grande, che come al solito sta sfuggendo alla maggior parte delle persone.
Il fatto nudo e crudo: un atleta si è dopato per avere prestazioni migliori, sebbene questo sia antisportivo ed illegale. E' stato scoperto e per questo è arrivata la gogna mediatica condita da pipponi moralistici di giornalisti, colleghi, tifosi e compagnia bella.
Ebbene questo è un teatrino assurdo e disgustoso per un motivo che trovo semplice e persino ovvio: Tutti noi siamo dopati e lo facciamo per lo stesso motivo di Schwazer: essere vincenti.

Ci dopiamo per piacere agli altri, per essere i primi nel nostro lavoro o per dimostrare a tutti che abbiamo avuto successo nella vita. E lo facciamo con qualsiasi mezzo, dove il lecito e l'illecito è stabilito solo da un insieme di regole che formano la "morale" ma che quasi mai collimano con "l'etica" (invito ad approfondire la differenza di questi due termini, per chi non la conoscesse). La morale di questo preciso periodo storico ci dice che ad un artista "sballato" non viene impedito di recitare o di cantare. Anzi, diviene spesso un idolo, un eroe, un esempio da seguire. Eppure anche un artista in questo modo è dopato, poiché molte delle sue prestazioni o creazioni sono frutto di quello sballo.
Ci sono liberi professionisti, manager e politici dopati. Hanno ritmi di lavoro così alti che se non si "aiutassero" crollerebbero dopo pochi mesi. Eppure nessuno si sognerebbe di togliere loro incarichi prestigiosi per questo motivo.

Ma senza andare lontano, ci si dopa quotidianamente con le bevande energetiche, con le sigarette e con l'alcool. Ci si dopa con i corsi motivazionali. Ci si dopa con la tv.
E già immagino le obiezioni dei soliti moralisti (chiamati così appunto perché si rifanno solo alla morale e non all'etica): "Non puoi paragonare una sigaretta con l'EPO, e neppure un avvocato con uno sportivo, sono due cose diverse!".
Niente affatto. O meglio, è molto più pericoloso il doping quotidiano autorizzato, rispetto a quello illegale utilizzato una tantum da uno sportivo. Perché nelle mille droghe che ci permettono di assumere svanisce anche quel senso di responsabilità, quella sana vergogna, quel giustificato senso di colpa che invece ha chi fa uso di sostanze illecite.

Schwazer da domani non avrà più bisogno di doparsi e probabilmente questa tragedia gli ha salvato la vita. Ora non deve più rispondere ad aspettative altrui. Molti di quelli che lo stanno condannando con le loro ramanzine moralistiche invece continueranno ad essere vittime di quegli ingranaggi che li costringono a doparsi lecitamente.
Dimenticavo l'ultimo esempio di doping autorizzato e tra i più pericolosi in assoluto: la dipendenza data dallo "spettacolarizzazione" dello sport. Droga ipnotica e potentissima distribuita a piene mani soprattutto dai regimi (dagli antichi romani ai nazisti) che devono distrarre e narcotizzare le popolazioni.

Ebbene, qualcuno ha ancora voglia di puntare il dito su Schwarzer?


2 commenti:

  1. ciao, a me preoccupa molto il futuro di questo ragazzo invece. Spero ci sia qualcuno accanto a lui nella fase in cui rimarrà solo anche contro tutte le beghe burocratiche del caso: squalifiche, azioni disciplinari da parte dell'Arma per cui lavora, danno mediatico che inciderà anche sul quadretto idilliaco della coppietta che vien dai monti pulita e felice...
    E' una storia di solitudine la sua, e in realtà riflettendo sul tuo post, doparsi, in tutte le sue declinazioni, è un rimedio alla sensazione di essere soli, profondamente soli. Buona giornata!

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  2. Riflessione molto interessante. Leggendo questo post tutta la vicenda acquista un’altra luce.
    Io aggiungerei anche l’aumento esponenziale, e per certi versi sospetto, dei disturbi dell’umore, delle nevrosi e dei relativi rimedi chimici. Anche quello è doping e serve a sopravvivere ai guasti prodotti dalla nostra funzionalizzazione agli scopi della società odierna. Affinché possiamo restarne strumenti, e il piú a lungo possibile.
    La cosa agghiacciante è che qualcuno ha descritto una realtà molto simile in un celebre romanzo antiutopico del 1931: http://www.huxley.net/bnw/

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it