Come far lavorare bene un gruppo


Sento spesso i titolari di aziende o attività commerciali lamentarsi dei propri collaboratori per i seguenti motivi:
-          Non si prendono responsabilità e tocca sempre a me risolvere i problemi.
-          Sono poco appassionati in quello che fanno, lavorano solo per lo stipendio.
-          Non imparano le cose, anche se gliele dico cento volte.
-          Hanno un carattere indisponente, sia con me che con i clienti.

La prima domanda che faccio a questo punto è:
“Tutti i tuoi collaboratori, alcuni di loro o uno solo?”.
Se la risposta è “tutti” la successiva domanda è: “Perché te li scegli così?”. A cui segue un lungo silenzio dall’altra parte.
Se la risposta è “alcuni” o addirittura “uno solo” allora andiamo a verificare i seguenti aspetti:

1.      
Almeno una volta alla settimana fai una riunione con tutti loro in cui li tieni aggiornati sull’andamento del gruppo? Fai parlare anche loro in modo che possano liberamente esprimere le proprie idee? Dai riconoscimenti pubblici in cui ringrazi chi si è particolarmente distinto per efficienza o disponibilità?
2.       Hai un tuo sistema di incentivi meritocratici in cui i migliori ricevono almeno due volte all’anno dei piccoli bonus (in denaro o in premi)? Questo sistema è oggettivo e condiviso da tutti? Crea una sana competizione o solo invidie e gelosie?
3.       Fai incontri mensili individuali in cui ti accerti che le persone stiano lavorando con soddisfazione, che non vi siano incomprensioni, che a livello personale non abbiano grossi problemi che li stiano turbando?
4.       Ciascun collaboratore ha chiaro cosa vuoi da lui e la gerarchia di responsabilità? E’ in funzione un organigramma preciso e condiviso? Si sa a chi chiedere le cose quando sono poco chiare o subentrano problemi imprevedibili?
5.       E’ stata specificata la mission aziendale (ovvero lo scopo che si vuole raggiungere) ed una carta dei valori (ovvero come raggiungere quello scopo)? Le persone sono coinvolte in un progetto di crescita professionale, che includa momenti di formazione tecnica e relazionale? C’è senso di appartenenza al gruppo?
6.       In caso di piccoli conflitti o incomprensioni, il titolare interviene prontamente per fare chiarezza e riportare armonia? Blocca in maniera ferma ogni piccolo sopruso o mancanza di rispetto tra colleghi? Fa in modo che per tutti venire a lavoro non rappresenti un piccolo “dramma” emozionale?

Se tutti questi aspetti sono già presenti e nonostante ciò qualcuno ancora turba il clima aziendale o non è soddisfatto del proprio lavoro, sarebbe corretto incontrare questa persona e arrivare assieme ad una decisione definitiva, in cui valutare se ha senso continuare una collaborazione che crea insoddisfazione da entrambe le parti.
Una volta presa la decisione è fondamentale metterla in atto.
Il temporeggiare, o lo sperare che le cose si aggiustino da sole, significherebbe mancanza di carattere da parte del titolare, che da quel momento non avrà più nessun diritto di lamentarsi dei propri collaboratori, dal momento che la carenza principale è in lui.

Un bravo titolare non è mai “buonista” nelle sue scelte, soprattutto quando difficili o impopolari. Ovvero non cerca il consenso di tutti ma fa la cosa giusta per le persone più meritevoli del gruppo. Questo farà sì che la parte sana si rafforzi e che ciascuno sappia che dando il meglio si viene tutelati e premiati. Viceversa trattando tutti allo stesso modo prevarrà sempre la legge del più prepotente o del più furbo, ovvero del peggiore.

1 commento:

  1. perché, in fin dei conti, se vuoi fare il responsabile ti devi prendere le tue responsabilità! frase tanto banale quanto ignorata!

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it