Tutti noi siamo d’accordo sul fatto che vi siano emozioni positive, le quali denotano cioè un certo grado di vitalità nell’essere umano e che associamo, di solito, ai momenti più intensi della nostra vita: la nascita di un figlio, ad esempio, una grande gioia o il raggiungimento di obiettivi lavorativi importanti. Ma sappiamo altrettanto bene che un’emozione può essere negativa, come la sofferenza, la rabbia, la gelosia. Così come può verificarsi un’assenza di emozioni, spesso evidente nelle persone prive di stimoli. In tutti e tre i casi siamo portati a pensare che si tratti di stati d’animo dovuti a eventi esterni; ecco, questo è vero solo in parte.
Non ci sono dubbi che a nessuno faccia piacere ricevere una brutta notizia, ma è altrettanto innegabile che a parità di “brutta notizia” le reazioni potranno essere diverse, a seconda di come si elaborerà psicologicamente l’accaduto. Dunque il primo mito da sfatare è che le emozioni che proviamo siano direttamente legate a ciò che viviamo all’esterno.
L’altro aspetto importante, sempre legato alle emozioni, è che queste possono essere usate strumentalmente, per fini egoistici e non sempre positivi. I pubblicitari, così come i produttori di Hollywood, lo sanno bene. Un’emozione ti predispone ad un acquisto, cambia le tue idee rispetto ad un certo argomento, plasma e modella i valori di un gruppo. In questo caso sono funzionali sia le emozioni positive che quelle negative, l’importante è raggiungere l’obiettivo. Molti “guru” moderni usano le emozioni positive per darti la carica, per esaltare il tuo ego, per convincerti che tu sei il migliore di tutti. Ti “caricano la molla” per un breve lasso di tempo, fino a quando l’effetto svanisce e tu senti di aver bisogno di un’altra bella “ricaricata”.
Ciò non è negativo di per sé, anzi. In alcuni momenti è indispensabile ricevere motivazione dall’esterno, poiché ci aiuta a superare ansie e paure interiori. Il problema arriva quando queste pillole di “Vitamina Motivazionale” (giusto per citare la nostra rubrica) si trasformano in droga, ovvero quando senti che non ne puoi più fare a meno, diventandone schiavo. Ecco che ora il “guru” è diventato il tuo padrone. Ovviamente questo vale anche per il tuo cantante preferito, così come per un serial televisivo “di cui non puoi perdere nemmeno una puntata”. Schiavitù emotiva.
Da formatore (e, in alcuni casi “motivatore”) so quanto sia sottile questo confine e quanto sia grande la responsabilità di chi fa questo lavoro nell’evitare che ciò accada. Purtroppo la manipolazione emotiva è molto presente in settori quali il marketing, la consulenza aziendale, i media. Per non parlare della politica. E troppo poco riconosciuta da chi la subisce.
Come sempre la maniera migliore per difendersi è conoscere l’argomento, motivo per cui abbiamo pensato di dedicare questo numero di Migliorare alle emozioni. Lo faremo in maniera totalmente trasversale, ovvero lasciando spazio agli approcci più diversi e dando a voi la possibilità di valutare quale sia quello più corretto o appropriato. Probabilmente un solo numero non sarà sufficiente a comprendere appieno l’importanza dei meccanismi legati alle emozioni; siamo certi, però, che sarà un ottimo stimolo per ricerche e studi personali a cui dare inizio subito dopo la sua lettura."
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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
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