Consapevolezza e pensiero


Questo post segue al primo tentativo di "demolizione di mito": quello relativo al cosiddetto "Duro Lavoro".
Abbiamo visto, infatti, come l'immolare noi stessi al raggiungimento di obiettivi lavorativi rappresenti un approccio alla vita ampiamente superato e perseguito solo da chi non è stato in grado di evolversi.
Ma vi è un mito ancora più complesso da demolire. E' più arduo come compito perché molto più radicato in ciascuno di noi (compreso in chi vi parla). Si tratta dell'approccio basato unicamente sulla razionalità e sul pensiero logico.
Sin da piccoli siamo stati abituati (soprattutto qui in occidente) a sviluppare principalmente la ragione per poter affrontare le difficoltà della vita, e spesso questo sistema ci ha aiutato, dandoci buoni risultati.
Il limite di questo iper utilizzo del pensiero ci ha portati però ad infauste conseguenze, legate soprattutto alla reale capacità di agire senza condizionamenti legati alle esperienze passate o alle aspettative future. Quando pensiamo, infatti, ci distacchiamo automaticamente dall'essere "presenti" in ciò che facciamo ora. Basti vedere quante volte guidiamo in "automatico" perché assorti in riflessioni varie.

Il perdere contatto con ciò che avviene "qui e ora" (hic et nunc, dicevano i saggi latini) è assolutamente rischioso, soprattutto quando ciò diventa incontrollabile. Molte persone sostengono di non riuscire a non pensare, ovvero di non essere in grado di concentrarsi semplicemente nell'attività che stanno svolgendo. Sono sotto la doccia e pensano a cosa dovranno fare più tardi in ufficio, poi sono in ufficio e pensano alla discussione che hanno avuto la sera prima con la fidanzata, vanno dalla fidanzata e pensano alle difficoltà avute in ufficio, e così via all'infinito. Queste persone, di fatto, vivono la loro vita senza essere mai presenti! Il loro corpo è qui ma la loro mente è sempre altrove. Non stupisce che facciano fatica a godersi quello che nel frattempo accade attorno a loro o a gestire le problematiche che si presentano.

Per uscire da questo meccanismo il lavoro da fare è lungo e difficile, perché consiste nell'acquisire progressivamente consapevolezza di sé. E questo lo si può fare solo eliminando progressivamente le nostre inutili elucubrazioni mentali (qualcuno le chiama in altro modo, ma è piuttosto volgare!).
Capite bene che sostenere una lenta "disintossicazione mentale" va in direzione opposta al comune modo di affrontare vita e lavoro (fatto di arrovellamenti, lunghe riunioni che se stessi, elucubrazioni cervellotiche...).
Questo nuovo approccio sarà il filo conduttore di tutti i nuovi programmi formativi che stiamo sviluppando in All Winners e che di volta in volta andremo a condividere con tutti voi che seguite questo blog.
Siete pronti per questo lungo e affascinante viaggio?

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it