La solitudine dell'Imprenditore

Dobbiamo ammetterlo. Veniamo da un periodo storico in cui il Vero Imprenditore era quello che entrava in competizione con tutti, soprattutto se i concorrenti erano dello stesso paese, un famigliare o un ex dipendente. Il Vero Imprenditore viveva in azienda, fine settimana compreso, e si assentava a malincuore solo perché costretto dalla famiglia a fare qualche giorno di vacanza. L'impresa all'epoca dava soddisfazioni economiche, non solo incazzature.

Così pian piano ci si abituò al "tutti contro tutti", facendo a gara su chi aveva il capannone più grande o il fatturato più alto. Lo si faceva ormai più per l'orgoglio che per i soldi: il Vero imprenditore i numeri li conosceva a stento, quella era roba da commercialista o da responsabile amministrativa. Perché il Vero Imprenditore godeva solo nel passare il suo tempo in produzione, e qualche volta nell'andare dai clienti principali.

Poi il mondo sembrò cambiare all'improvviso. I fatturati crollarono, le banche chiusero i rubinetti ed i clienti, anche quelli buoni, smisero di pagare. E se prima il Vero Imprenditore amava stare tutto solo nella sua torre d'avorio, adesso cominciò ad avvertire il peso di quella solitudine. Gli stessi collaboratori sembravano godere delle sue difficoltà, per non parlare dei concorrenti, disposti a vendere sotto costo pur di metterlo in difficoltà. 


A questo punto qualcuno cominciò a pensare che tutta quella lotta solitaria era stata inutile, se non addirittura dannosa. Tutta una vita dedicata al lavoro, per poi ritrovarsi con una famiglia spesso disastrata, con figli schifati alla sola idea di fare la sua stessa vita, oppure in cerca di soddisfazioni personali. Anche gli amici erano rimasti pochi, dal momento che per lungo tempo li aveva trascurati. Si ritrovava solo con molti rimpianti.


Da qui un pensiero si fece ossessivo nella loro testa: forse poteva esserci un modo diverso di fare l'imprenditore. Senza la paura di condividere con altri le idee ed i progetti. Coinvolgendo i migliori collaboratori, anche in una parte degli utili aziendali. Ritagliandosi tempo per loro stessi e per la loro famiglia, al fine di riequilibrare le priorità della vita. 
Certo, forse avrebbero perso un po' di fatturato, non sarebbero stati più invidiati dai concorrenti di sempre ed il loro Ego si sarebbe dovuto ridimensionare un po'. 
Ma valeva la pena provare, dal momento che non c'erano alternative.

E con grande sorpresa molti di loro fecero una scoperta. 
In realtà la condivisione portava molti vantaggi, non solo rinunce
I collaboratori coinvolti diventavano più efficaci e accettavano volentieri di prendersi responsabilità che prima erano tutte sulle loro spalle. I concorrenti non li invidiavano più, ma qualcuno si avvicinò per iniziare qualche collaborazione. Le ore passate in famiglia non li rendevano meno produttivi, ma al contrario erano fonte di quell'energia che li rendeva più lucidi nelle decisioni e più efficienti in azienda.

Capirono che il Vero Imprenditore era questo, e con rammarico dovettero ammettere a loro stessi di aver lottato una vita intera per un ruolo che in realtà non li aveva mai fatti stare bene. 
Perché da soli non si può essere felici. Ed il lavoro non può essere l'unica ragione di vita.  


2 commenti:

  1. Bellissimo articolo , mi ci sono rivisto in pieno. Anche se non sempre i concorrenti apprezzano e vogliono collaborare.

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  2. Ciao Fabrizio, condivido totalmente quanto hai scritto. Non so quanti imprenditori se ne rendano conto e lo accettino ma salvo qualche raro caso, nella maggioranza dei casi l'unione delle forze e delle risorse ha portato a risultati superiori. Per esempio alcuni commercianti creano gruppi di acquisto avendo così un maggior potere contrattuale con chi produce determinati beni. In altri casi creano collaborazioni con competitor di altre regioni o province al fine di dare un servizio capillare, su tutto il territorio, ai loro clienti; e così via...
    Per quanto riguarda invece la qualità della vita dovremmo ricordarci che il lavoro è il mezzo per raggiungere un benessere nella vita privata e non il fine ultimo. E' però difficile tenerlo a mente se non siamo ancora riusciti a raggiungere i nostri obiettivi; serve uno sforzo maggiore...
    Credo infine che un imprenditore che si senta solo sia portato a commettere più errori e ad avere meno energie per la propria azienda (come sostieni anche tu). Vale lo stesso per le risorse umane che se non valorizzate e supportate rischiano di lottare conto i "mulini a vento".
    Non è forse vero che per sua natura l'uomo si è sempre riunito in "villaggi" sin dalla sua comparsa su questo pianeta ? ci sarà un motivo, o mi sbaglio?
    Poi esistono i "Leonardo da Vinci" e gli "Steve Jobs", ma questa è un'altra storia; ed in ogni caso se nessuno gli avesse attribuito il giusto valore sarebbero rimasti comunque isolati e dimenticati...

    Buon lavoro a tutti
    Marco Braglia

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it