Cerco qualunque tipo di lavoro, tranne...

Ricevo giornalmente decine di candidature spontanee da parte di persone che mi dicono: "Tu che sei a contatto con molte aziende, non è che potresti darmi una mano a trovare lavoro? Sono disposto a fare tutto!".
Sono sempre ben lieto di aiutare persone volenterose e in gamba, peccato che:

1. Spesso non ti mandano neppure il curriculum, o se te lo mandano è fatto talmente male che non si capisce che ti tipo di competenze abbiano (forse per questo sono disposti a fare tutto?). In molti casi allegano immagini che potrebbero essere perfette per il concorso "mandaci la tua foto che avresti voluto strappare": in spiaggia, abbracciati ad altra gente, con espressione depressa, sfuocate, di quando avevano 14 anni...


2. Ti scrivono "sono disposto a fare tutto", poi quando gli rispondi che sì, avresti un'azienda che sta selezionando venditori ti rispondono (anche un po' piccati): "Sì, tutto... ma tranne il venditore. E che non mi impegni tutto il giorno. Possibilmente non più lontano di 10 km da dove abito. Per l'esattezza mi piacerebbe fare la segretaria part-time".
Per scherzo  ho domandato ad una persona di che segno zodiacale doveva essere il titolare. Mi ha risposto davvero.

3. Li convochi a colloquio e, statisticamente, uno su tre non si presenta. Ovviamente senza neppure avvisare. Semplicemente non vengono, tanto mica tu sei lì ad aspettarli... Se li richiami, per capire come mai non sono venuti ti rispondono "ah, era oggi?" oppure "non mi interessava più" oppure non ti rispondono proprio.

4. A colloquio. 
- C'è l'impegnato: quello che ti chiede preventivamente "durerà molto il colloquio? sa, avrei un po' di fretta..." e si stupisce se gli rispondi "no, tranquillo, è già finito".
- C'è il laureato: quello che viene per selezionare te, perché lui si è laureato ed il lavoro deve essere in linea con gli studi fatti.
- C'è il criptico: quello che gli fai le domande semplici, ma non si capisce nulla di quello che ti risponde.
- C'è l'esperto di comunicazione: quello che comincia ad usare tutte le tecniche per apparire interessante ed invece risulta solo finto.
- C'è l'alternativo: quello che si presenta con la felpa heavy metal e pantaloni strappati perché lui odia le apparenze e tu lo devi accettare per quello che è.
- C'è il depresso: quello che si mette a parlare di tutte le sue disgrazie e del valido motivo per cui dovresti prenderlo: il suo bisogno di soldi.
- C'è l'arrivista: quello che vuole già sapere quanta carriera può fare e quanto guadagnerà quando, da aiuto magazziniere, diventerà un manager dell'azienda.
- C'è lo sfaticato: quello che ha paura di essere preso e quando si accorge che lo stai scartando ti ringrazia sincero.
- C'è l'arrogante: quello che esordisce dicendo che ha già molte proposte di lavoro, e che solo per curiosità è venuto a sentire anche la nostra.
- C'è lo statale: quello che ha lavorato nella pubblica amministrazione ed è stato licenziato per motivi a lui oscuri, ma che da 5 anni non trova il lavoro giusto per lui.
- C'è il sindacalista: quello che è preparatissimo su diritti, inquadramento e salari, ma che non ha alcuna competenza sul lavoro reale che dovrebbe fare.

Ci sono ovviamente tante altre tipologie, ma l'importante era dare un'idea generale di quello che è un vero e proprio problema nazionale. Ovvero una quantità di disoccupati enorme (38% quella giovanile, 12% quella generale) ed una preoccupante mancanza di consapevolezza delle qualità indispensabili per farsi assumere (che includono sia le competenze tecniche che quelle relazionali).

Per questo abbiamo creato il percorso "Professionista del Futuro", proprio per dare a tutte queste persone gli strumenti per diventare più "attraenti" o per lo meno per evitare macro errori che precludano l'assunzione in fase di selezione.
Ma serve avere già la prima dote fondamentale: la capacità di mettersi in discussione e di chiedersi sinceramente cosa, nei propri atteggiamenti e nelle proprie competenze, sta realmente mancando.






5 commenti:

  1. Chissà come mai quando il lavoro c'era per tutti o quasi, tutti avevano voglia di lavorare e tutti erano in grado di farlo...
    Ora sono diventati tutti incapaci e lavativi... ma lavarsi un po' il cervello no?

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    1. In realtà erano mediocri esattamente come oggi, con la differenza che prima le aziende avevano necessità di personale e si accontentavano del meno peggio, mentre adesso selezionano molto di più.
      Quindi gli incapaci e i lavativi che prima lavoravano adesso non lavorano più (o lavoreranno sempre meno).
      Questo si applica per i collaboratori così come per gli imprenditori ed i liberi professionisti.
      Può piacere o non piacere, ma è la realtà che tutti abbiamo (o dovremmo avere) di fronte.

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    2. Penso che tu possa dare utili consigli a diverse persone su come affrontare bene un colloquio, prepararsi, mettere in luce le proprie capacità: a livello individuale può sicuramente servire.
      Purtroppo però in questo momento in Italia il problema del mercato del lavoro è strutturale: manca la domanda... e anche se diventassimo tutti bravissimi, capacissimi ed esperti in personal branding la situazione non si risolverebbe.
      (Un laureato)

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    3. Buongiorno Luca,
      è evidente che il problema è strutturale, ma questo non deve diventare un alibi per non assumerci le nostre responsabilità. Se tutti diventassimo un po' più bravi in quel che facciamo potremmo rendere più competitive le aziende italiane e questo, almeno in parte, aiuterebbe l'export (in molte parti del mondo la domanda c'è ed è ancora alta). Certo, questo non risolverebbe i problemi di tutti. Ma tra il "tutti" e il "nessuno" ci sono molte scale di grigio. Avvicinarci progressivamente al bianco piuttosto che al nero non sarebbe male.
      E, fidati, non correremo mai il rischio di diventare tutti bravissimi...

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  2. Sono convinto che molti dei problemi di occupazione giovanile del passato, anche recente, fosse divuto alla presenza e protezione delle famiglie che sostenevano i figli ed i nipoti senza occupazione e fino a tarda età. Cosa molto diversa dai paesi anglosassoni e nordici in cui già a 18 anni ti spingolo fuori di casa e a darti una mossa.
    Oggi la situazione è peggiorata e le cose sono ancora più difficili per i giovani e non solo.
    Quello che noto, invece, è la mancanza assoluta di consapevolezza e di voglia di formazione da parte di tutti.giovani e meno giovani.
    Sembra che la formazione deve arrivare da parte dell'azienda che ti assume, come un diritto acquisito. Ma le aziende oggi hanno problemi di budget e anche per loro il concetto di formazione/innovazione è una cosa un pò oscura e da cui tenersi alla larga.

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it