In particolare il ruolo dell'irrazionalità rispetto alla razionalità (o, se preferite, del subconscio rispetto al conscio).
Prendiamo questo esempio.
Una persona ti ferisce, tradendo la fiducia che tu avevi riposto in lui/lei.
L'istinto porterebbe a voler gestire questa cosa in maniera razionale, ovvero chiedendo alla persona il motivo del suo comportamento. Si tratterebbe di un errore fatale.
Difatti è sempre l'Ego che porta una persona a comportarsi in maniera scoretta (per un vero o ipotetico fine personale), mai la Consapevolezza. Di conseguenza l'Ego tenderà a spiegare irrazionalmente il "buon motivo" per cui si è comportato in quel modo, trasformando un'azione scorretta in una assolutamente giusta e corretta.
Il più delle volte lo farà spacciandosi anche come vittima e accusando la persona che ha danneggiato di gravi colpe precedenti.
Ad esempio: ti ho tradito perché tu andavi in giro a dire che io non ero affettuoso con te.
In poche parole entreremmo in un territorio pericolosissimo, in cui le finte "buoni ragioni" di chi sta giustificando la sua condotta negativa, potrebbero mandare in confusione (o far irritare) il danneggiato.
Il danneggiato cercherà "razionalmente" di mettere il danneggiatore di fronte alle sue responsabilità, il quale irrazionalmente fornirà una serie di spiegazioni senza alcun fondamento, o addiritturà passerà al contrattacco.
In queste situazioni, quindi, è assolutamente utopistico cercare di salvare un rapporto, poiché l'unica volontà del danneggiatore è dimostrare a se stesso e agli altri di essere dalla parte della ragione.
Il danneggiato quindi è destinato a subire sempre? Non proprio.
La maggiore difesa in questo caso è prendere consapevolezza del fatto che l'altra persona sta male. Basterà osservare la sua vita per rendersi conto che il suo comportamento, se in un primo momento sembra danneggiare solo gli altri, alla fine si ritorce anche contro di lui. I sintomi maggiori sono dati dal suo umore, spesso volubile o depresso (il suo subconscio ogni tanto "riemerge" facendogli ricordare tutti i suoi comportamenti distruttivi, e questo non è piacevole neanche per lui). Questo suo atteggiamento si riflette ovviamente anche nella sua vita personale e professionale, causandogli ulteriori problemi.
Insomma, arrabbiarsi con lui smette di avere senso nel momento in cui comprendiamo che il peggiore punitore delle sue malefatte diventa lui stesso, anche se non lo ammetterà mai.
Nel caso ci sia un legame affettivo con questa persona, di certo non tranquillizza sapere che il suo modo di fare lo porterà all'autodistruzione. Ma è assolutamente inutile (oltre che pericoloso) tentare di aiutarlo, magari perdonandogli continuamente le azioni scorrette nei vostri confronti. Poiché, di fatto, se lui non prenderà mai coscienza di ciò che fa, non vorrà neppure essere aiutato (e chi tenterà di farlo verrà visto in realtà come un nemico!).
Il consiglio, seppure non sempre facile da attuare, è di allontanare dalla propria vita queste persone. Senza serbargli rancore ma senza farsi ingannare dal loro gioco.
Augurandogli ti trovare un giorno la forza e il coraggio di chiedere scusa a tutte le persone a cui hanno fatto (consciamente o inconsciamente) del male.
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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it