La perfezione imperfetta


Una delle caratteristiche più affascinanti degli imprenditori di successo è che non si sentono mai “arrivati”. Ritengono di avere ancora tanto da imparare dagli altri e, sebbene abbiano aziende gestire in maniera eccellente, riescono ancora a vedere le aree di miglioramento.

Viceversa a volte capita di parlare con imprenditori dall’Ego molto sviluppato, i quali decantano la loro bravura e l’assoluta perfezione dell’azienda da loro gestita. Non si capisce se lo fanno per ricevere riconoscimenti esteriori, pur consapevoli di non raccontare la realtà, o se si siano davvero convinti di quanto affermano. Questo atteggiamento diventa ancora più problematico quando, a fronte di questa eccellenza, descrivono però risultati non ottimali, causati (dal loro punto di vista) da motivi esterni (la crisi, i fornitori, le banche).

Tale contraddizione non viene percepita come sintomo di qualcosa che stride, ma diventa addirittura la chiave con cui giustificare i fallimenti concreti di tutta quella perfezioni virtuale.

A questo punto tentare di aiutare la persona diventa molto difficile, poiché in realtà la persona non vuole essere aiutata, ma solo adulata. Si circonderà in questo modo di collaboratori e fornitori accondiscendenti e servili, i quali non tenteranno mai un contradditorio per paura di far impermalosire l’imprenditore. Salvo poi criticarlo alle spalle o boicottarlo appena se ne presenta l’occasione.

L’unica speranza, in questi casi, è una presa di consapevolezza forte, derivante da una situazione evidentemente grave o difficile. Per questo la crisi, per alcuni imprenditori, ha rappresentato l’ultima grande opportunità per cominciare a lavorare davvero su loro stessi.

1 commento:

  1. Ciao Fabrizio, sono solidale con te e con ciò che hai scritto a proposito di quelle persone dal forte Ego. Parlo di persone innanzitutto e poi, di imprenditori, dal momento che il limite autoimposto che predomina in loro, ha radici ben più profonde. Insomma, sarebbe necessario assumere maggiore consapevolezza del nostro Essere Interiore, partire da "noi stessi": capire chi siamo veramente, sapere dove vogliamo andare e quali obiettivi ragiungere e soprattutto ammettere i nostri errori. Ma ciò significherebbe assumere le relative responsabilità, a discapito del proprio egocentrismo. Chissà, maggiore senso di umiltà verso noi stessi, ci aiuterebbe a vivere più serenamente e di conseguenza a relazionarci meglio (in modo costruttivo) con tutti coloro che entrano nel nostro raggio d'azione. Buona serata! Anna Maria Diocesano (Doc. Olistico)

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Fabrizio Cotza - Formatore Sovversivo.
www.fabriziocotza.it